Edith de Hody Dzieduszycka
COSI CON DUE GAMBE
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Dondolava eterea,
credevi di toccarla,
ma di scatto fuggiva,
libellula sull'acqua.
Sul ghiaccio scivolava,
pattinatrice agile,
al suono di una musica
amara e dolce.
T'illudevi di stringerla,
macché... lontana già
la perdevi di vista,
più ancora di cuore.
Per un istante breve,
s'era posata, credo,
su un raggio di luna.
Ma forse... era miraggio.
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Elegantissimo,
baffetti ben curati,
camicia immacolata
sopra i jeans firmati,
una ventiquattr'ore,
al polso un Cartier,
extra larghe le spalle,
e il bacino stretto.
Fissava le ragazze
che per strada incrociava
con aria da padrone,
come se gli bastasse
un fischio, per farle, nude
e molli, in braccia sue
cadere, pere cotte,
che non chiedono altro.
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Spesso la incontravi
girando qualche angolo
di strada contro vento
vicino al mercato.
Patetico fagotto
vestita di straccetti,
i capelli scomposti,
trascinava i piedi,
non guardava nessuno,
salvo lontano, un punto,
che lei sola vedeva
ad un'altezza media.
Parlottava tra sé,
discorsi a brandelli,
in una lingua strana
che nessuno capiva.
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Contento di sé stesso
lo era stato sempre,
annunciava i suoi anni
ognuno una vittoria.
Era piacere vero,
se non si prolungava,
sentirlo raccontare
le multiple prodezze
che lieto granellava
con un largo sorriso
e l'animo felice.
Aveva fatto questo,
era stato di là,
niente, pure nessuno,
scalfiva la certezza
che sempre l'infiorava.